LE ECONOMIE DEL NOSTRO TERRITORIO.
 
 
 

a cura di Mascia Mancini

Le economie del nostro territorio secondo il rapporto della Banca d’Italia


REGIONE MARCHE

Secondo anno in positivo per l’economia delle Marche con il Pil cresciuto di circa l’1% nel 2017 (+ 1,5% in Italia), fatturato salito dell’1,2%, produzione edile che rialza la testa (+ 2,2%), con l’avvio delle operazioni di ricostruzione post-sisma e prestiti bancari in leggero rialzo.
Si fermano, però, qui le buone notizie per l’economia marchigiana, secondo il rapporto curato dalla Banca d’Italia che registra una crescita “modesta” su cui incidono gli effetti del sisma del 2016, una dimensione delle imprese non adeguata e la debole presenza nei mercati “lontani emergenti” come Cina e India. Gli altri indicatori restano in rosso: - 2% dell’export, - 0,6% dell’occupazione, prestiti alle imprese in calo dello 0,5% (- 4,4% alle piccole aziende) e interruzione della fase espansiva degli investimenti.
Nel 2017, l’attività economica nelle Marche ha continuato a crescere a un ritmo modesto, ancora inferiore a quello dell’Italia. Il recupero della domanda interna si è consolidato, alimentato dai consumi delle famiglie e dalle prime iniziative di ricostruzione post-sisma; la dinamica delle esportazioni è rimasta debole. Le informazioni, finora disponibili, indicano che la fase di lieve miglioramento sarebbe proseguita anche nei primi mesi dell’anno in corso; le attese delle imprese regionali per il 2018 restano improntate a un cauto ottimismo.


Le imprese

Nel 2017, l’attività economica dell’industria ha proseguito la sua espansione, anche se con moderazione; questa è ancora sostenuta dal comparto della meccanica e frenata da quello della moda. La dinamica è divenuta più omogenea tra le classi dimensionali di impresa, dopo che, fino al 2016, si era registrato un divario a favore delle aziende medio-grandi. La prolungata fase recessiva dell’edilizia si è arrestata e si sono osservati alcuni segnali di ripresa produttiva, riconducibili alle prime iniziative per la ricostruzione post-sisma; il recupero degli scambi sul mercato immobiliare è proseguito ma una più solida ripresa del settore edile è ancora ostacolata dall’elevato volume di abitazioni invendute. All’interno del comparto terziario, l’espansione dei consumi delle famiglie ha favorito il commercio, anche se ostacolato dal ridimensionamento dei flussi turistici. Alcune nostre stime mostrano che, all’interno del cratere del sisma, l’impatto di breve termine del terremoto è stato particolarmente sfavorevole per le piccole imprese terziarie, maggiormente dipendenti dalla domanda locale che ha risentito degli iniziali fenomeni di spopolamento delle zone più colpite e della loro minore capacità di attrazione turistica.
Gli investimenti delle imprese industriali sono risultati pressoché stabili nel 2017, dopo una fase espansiva in atto da un triennio; gli operatori hanno programmato di intensificare il processo di accumulazione del capitale nel 2018. La redditività delle imprese si è ancora rafforzata, riportandosi a livelli pre-crisi e alimentando la capacità di autofinanziamento e la liquidità. I prestiti bancari al settore produttivo sono lievemente diminuiti, con un andamento che resta assai differenziato tra le categorie di aziende: il calo è stato più intenso per le piccole imprese e per quelle classificate come rischiose, a fronte di una crescita per le aziende medio-grandi e con migliore rating.


Il mercato del lavoro

Nella media del 2017, l’occupazione in regione è diminuita mostrando, però, un parziale recupero nella parte finale dell’anno. Il calo si è concentrato tra i lavoratori autonomi mentre è aumentata l’occupazione alle dipendenze, sospinta dalla componente a tempo determinato. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile ma il vantaggio rispetto alla media italiana si è ulteriormente ridotto. Le nostre analisi documentano che, nell’ultimo decennio, l’incidenza dei laureati sulla popolazione è salita, in linea con la media del Paese, riflettendo la crescente propensione dei residenti a intraprendere e completare gli studi universitari; la domanda di lavoro delle imprese marchigiane, però, si connota per la ricerca di livelli di capitale umano meno elevati rispetto alla media del Paese.


Le famiglie

Il reddito delle famiglie è rimasto sostanzialmente stabile; tra le sue componenti, i redditi da lavoro dipendente hanno continuato a mostrare un andamento più favorevole. All’inizio del 2017, anche a causa degli eventi sismici, la valutazione delle famiglie in merito alla propria situazione economica era peggiorata; nel corso dell’anno, le rilevazioni sul clima di fiducia riferite al Centro Italia delineano un progressivo miglioramento. Ne hanno beneficiato i consumi che, in regione, hanno continuato a espandersi col concorso degli acquisti di beni durevoli. La distribuzione del reddito regionale si mantiene più in linea con quella italiana, contribuendo in maniera favorevole alla valutazione del livello di benessere in regione. I finanziamenti alle famiglie hanno proseguito a crescere sia nella componente destinata all’acquisto di abitazioni sia, soprattutto, in quella del credito al consumo.
In base a una nostra ricostruzione statistica per il periodo 2008-2016, il valore nominale della ricchezza delle famiglie marchigiane è leggermente cresciuto, non tanto da impedire, però, un calo a prezzi costanti. La ricchezza è prevalentemente investita in attività reali che, a partire dal 2012, hanno perso valore per effetto del calo delle quotazioni immobiliari.


Il mercato del credito

Nel 2017, il processo di aggregazione all’interno del settore bancario è proseguito, con alcune rilevanti operazioni che hanno interessato banche con sede in regione. Tali operazioni, da un decennio a questa parte, hanno dato un nuovo forte impulso alla riconfigurazione della rete territoriale degli intermediari con un ridimensionamento degli sportelli e un rafforzamento dei canali telematici di interazione con la clientela. La riduzione del numero degli sportelli ha riguardato principalmente le banche di maggiori dimensioni e i comuni dove era già più intensa la presenza bancaria: la diffusione degli sportelli in rapporto agli abitanti resta, comunque, più ampia in regione che nel Paese.
I prestiti bancari, al complesso della clientela residente in regione, sono leggermente cresciuti: la riduzione del credito alle imprese è stata più che bilanciata dall’incremento dei finanziamenti alle famiglie. La qualità del credito è ancora migliorata, anche se ancora peggiore rispetto alla media nazionale; i prestiti deteriorati nei bilanci delle banche sono nettamente diminuiti, soprattutto per effetto di operazioni di cessione sul mercato. In presenza di bassi livelli di interesse, il risparmio finanziario si è ancora diretto verso forme di investimento prontamente liquidabili, come i depositi in conto corrente, e verso gli strumenti del risparmio gestito.


La finanza pubblica

Negli ultimi anni, la spesa primaria delle Amministrazioni locali è calata, anche grazie al contenimento della spesa per il personale e, ancor più, di quella per gli investimenti. Nel 2017, gli esborsi per investimenti sarebbero rimasti sostanzialmente stabili nonostante la sostituzione del Patto di stabilità interno con un nuovo sistema di regole di bilancio, potenzialmente più favorevole alla ripresa. Il calo del debito delle Amministrazioni locali è andato avanti, in misura più intensa rispetto al resto del Paese.


ABRUZZO

Nel 2017, in Abruzzo l’attività economica è moderatamente cresciuta. Secondo le stime di Prometeia, l’incremento del Pil è stato di circa l’1%, più contenuto rispetto al dato medio nazionale. L’attività produttiva è cresciuta nell’industria e nei servizi, mentre ha ristagnato nelle costruzioni. L’occupazione è aumentata, favorendo una diminuzione del tasso di disoccupazione, anche tra i più giovani. Il reddito disponibile e i consumi delle famiglie sono stimati in aumento per il terzo anno consecutivo. Nel mercato del credito sono cresciuti i prestiti alle imprese, trainati dai finanziamenti alle aziende di medio-grandi dimensioni, e quelli alle famiglie. È proseguito il miglioramento della qualità del credito. Si è ridotto ulteriormente il numero degli sportelli bancari. È cresciuta la quota della ricchezza finanziaria delle famiglie, che è stata investita nel risparmio gestito.


Le imprese

Nel 2017, la crescita del fatturato delle imprese industriali si è consolidata; è più diffusa tra quelle più grandi e maggiormente orientate verso i mercati esteri. Le esportazioni sono ancora significativamente aumentate, consentendo alla regione di consolidare il recupero della quota di commercio mondiale persa nel corso della crisi. Nel terziario, il valore aggiunto è stimato in moderata crescita; gli indicatori congiunturali mostrano un’espansione, in particolare, nel comparto dei trasporti e nei servizi di alloggio e ristorazione che hanno beneficiato di un lieve incremento delle presenze turistiche. L’attività produttiva ha sostanzialmente ristagnato nell’edilizia dove si è registrato un pronunciato calo dei bandi per la realizzazione delle opere pubbliche e un rallentamento delle erogazioni di contributi per la ricostruzione post-sisma. Nel mercato immobiliare residenziale, dopo la flessione del primo semestre, il numero di compravendite ha mostrato un recupero, attestandosi, nel complesso, sui livelli dell’anno precedente.
La redditività delle imprese si è riportata sui livelli precedenti la crisi; ne ha beneficiato la capacità di autofinanziamento. Il miglioramento del quadro congiunturale ha favorito anche la domandi di credito, in particolare nel settore manifatturiero e nel terziario. Le condizioni di offerta di credito praticate dalle banche sono rimaste distese, pur con criteri che si confermano più selettivi per le imprese maggiormente rischiose.


Il mercato del lavoro

Nello stesso anno, in Abruzzo, è proseguita la graduale ripresa dei livelli occupazionali, sospinta dall’espansione registrata nell’industria e nei servizi; il numero di addetti, invece, si è ridotto nelle costruzioni e nell’agricoltura. Tra le assunzioni effettuate nell’anno, sono aumentate le forme contrattuali a termine. Alla crescita dell’occupazione si sono associati un aumento del numero di ore lavorate e un minor ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni. Il tasso di disoccupazione è calato, mantenendosi su un livello di poco superiore alla media nazionale; il miglioramento ha interessato anche, per il secondo anno consecutivo, i più giovani, tra i quali è ugualmente diminuita la quota di coloro che non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione o istruzione, scesa sotto la media nazionale. Rispetto a tale valore, l’impiego di lavoro altamente qualificato rimane meno diffuso tra le imprese della regione.


Le famiglie

Il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro ha influito in modo positivo sulla percezione delle famiglie rispetto alla propria situazione economica, sul potere di acquisto e sui consumi. L’indebitamento delle famiglie, sebbene abbia ripreso a crescere, in particolare nella componente del credito a consumo, continua a collocarsi al di sotto della media nazionale, in rapporto al reddito disponibile. Negli ultimi anni è aumentata la quota della ricchezza delle famiglie abruzzesi, detenuta in forma di attività finanziarie. In presenza di bassi livelli dei tassi di interesse, le famiglie si sono orientate verso strumenti più prontamente liquidabili, come i depositi in conto corrente e i prodotti del risparmio gestito.


Il mercato del credito

È proseguito il processo di ridimensionamento della rete territoriale delle banche nella regione. La crescita dei prestiti bancari si è intensificata. I tassi di interesse bancari si sono ulteriormente ridotti, soprattutto sulle scadenze a breve termine. La qualità dei prestiti è ulteriormente migliorata: il tasso di deterioramento del credito è tornato ai livelli registrati prima della crisi ed è diminuito lo stock delle partite deteriorate, anche a seguito di significative operazioni di cessione e di stralcio di sofferenze.


La finanza pubblica

Nel triennio 2014-16, la spesa delle Amministrazioni locali è lievemente diminuita. La riduzione della spesa corrente ha contribuito a tale andamento, anche per effetto delle politiche di contenimento del personale; sono, invece, aumentate le spese in conto capitale. Le entrate correnti degli enti territoriali sono aumentate per la Regione mentre sono diminuite per Province e Comuni. È proseguito il calo del debito delle amministrazioni locali della regione, la cui incidenza sul PIL rimane superiore alla media nazionale.