a cura di Mascia Mancini
Capitano, conduci la tua nave
in acque sicure!
In Italia fare azienda è un gioco per duri. Anche nel
resto del mondo non è semplice portare avanti
un’attività, sia chiaro, ma in Italia devi avere una
marcia in più, che ti permetta di continuare la tua
impresa nonostante mille avversità.
Nonostante ogni giorno l’imprenditore si trova
a combattere combattere contro lo Stato , i
collaboratori scettici che frenano e ostacolano la
visione, i concorrenti che combattono a colpi di
prezzi sempre più stracciati, in fondo fare impresa è
come partecipare a una gara di Formula 1.
Un pilota di Formula 1 necessita di forza e resistenza
per mantenere le mani strette sul volante per ore,
di concentrazione per tenere sotto controllo ogni
feedback della macchina, i tempi e gli avversari
che gli sfrecciano accanto, di sangue freddo per
sfrecciare in pista a 350 Km/h. Occorre un grande
sforzo mentale e fisico per mantenere l’auto sul
giusto tracciato, in modo che non perda velocità
e che non vada fuori strada in curva, ma i grandi
piloti di Formula 1 sanno esattamente cosa e come
fare per rimanere in carreggiata, superare tutti gli
avversari e vincere la gara.
E allo stesso modo, anche i più grandi imprenditori
al mondo sanno esattamente cosa occorre per mantenere il controllo del business, gestire la
propria azienda e farla prosperare nel tempo.
Ogni imprenditore che sta leggendo in questo
momento può dire lo stesso della sua attività?
E ora mi rivolgo proprio a te: puoi dire di
sapere esattamente cosa fare per mantenere
sempre la direzione che ti sei prefissato, evitare
gli scossoni del mercato e diventare il numero
uno del tuo settore? Certo, le sfide che sei costretto
ad affrontare ogni giorno sono innumerevoli. La
pressione fiscale, la burocrazia, il mercato, la crisi.
Ma c’è un problema più grosso che l’imprenditore
dovrebbe affrontare, ma non vede o fa finta di non
vedere: i numeri della propria attività.
Mi sento di definirlo problema, perché il mio lavoro
mi mette a contatto con centinaia di imprenditori
ogni anno e ciclicamente mi trovo ad incontrare le
loro aziende e le trovo navi in mezzo alla tempesta
in balia delle onde, dove l’imprenditore cerca di
gettare fuori l’acqua che la nave sta imbarcando e
dove cerca di chiudere le falle che nel frattempo si
sono aperte o si aprono.
Le aziende italiane, nella media, sono piccole o piccolissime attività, magari a conduzione familiare,
che vivono “alla giornata” senza una chiara e nitida
direzione. I problemi che ogni imprenditore è
costretto ad affrontare sono dovuti a una serie
di errori gestionali e di cassa commessi fin dalla
partenza.
Magari l’azienda riesce ad andare avanti per molto,
ma prima o poi anche l’azienda più forte esaurisce
le sue energie, se non si fa niente per salvarla.
Per far crescere l’azienda ed ottenere il successo
che si merita bisogna saper guardare, leggere,
monitorare i propri numeri.
Lord William Thomson Kelvin, famoso matematico,
ingegnere e fisico britannico, che contribuì a
sviluppare la seconda legge della termodinamica
e che inventò la scala di temperatura assoluta
disse “se non si può misurare qualcosa, non si può
migliorarla”.
Molte, moltissime imprese italiane vanno avanti
spinte dalla forza di inerzia con i debiti sulle spalle
dell’imprenditore, ma l’imprenditore raramente ha
sottomano i numeri della propria attività. Spesso,
l’imprenditore non ha idea di come stia andando
davvero la sua azienda perché gli strumenti
fondamentali che dovrebbe avere sempre con sé,
nella realtà, sono tenuti solo dal commercialista,
cui è delegato il compito di far pagare meno
tasse possibili. Il commercialista, però, che fa
di sicuro quadrare i conti dell’azienda, non ha
la visione imprenditoriale. Ma soprattutto non
redige mensilmente o trimestralmente i bilanci
e non supporta l’imprenditore consigliandogli le
opportune azioni da compiere per crescere di anno
in anno.
Aprire un’impresa vuol dire avere tutto nelle proprie
mani. Ma compito principale dell’imprenditore
è quello di creare utili e far prosperare l’impresa
altrimenti la sua attività è un fallimento.
E con il D.Lgs. 14/2019, il codice della Crisi d’impresa
viene sancito che: “Se non hai sotto controllo la tua
azienda e non ti accorgi che ci sono segnali di crisi,
diventi automaticamente responsabile della sua
morte.”
Prima di questa riforma, l’azienda moriva con i
libri portati in tribunale, adesso, invece, la norma
dice che l’amministratore non è responsabile dei 4
giorni precedenti alla morte, ma è responsabile fin
dal primo giorno dall’inizio dei primi segnali di crisi.
In conclusione? Un bagno di sangue per molte
aziende italiane.
E allora, forse ti starai chiedendo… Vale davvero la
pena fare impresa in Italia?
Certo! E posso assicurarti che è possibile far
splendere un’azienda anche a partire da adesso.
Ci sono, infatti, dei fattori che possiamo controllare
e influenzare “Nessuna azienda può fallire, se
in banca ha un centesimo in più del giorno precedente”. Anzi l’azienda può di sicuro, nel modo
giusto, con il giusto aiuto ed il giusto controllo,
insieme all’imprenditore, prosperare e godere i
frutti del duro lavoro.
Ma l’imprenditore deve avere sotto controllo i
numeri.
Tre sono le fasi che un’azienda dovrebbe affrontare
durante la sua vita:
-Livello Start-up.
-Livello Break even.
-Livello crescita e sviluppo.
Il Livello Startup è lo stadio iniziale di un’azienda. È
il momento nel quale l’azienda è piccola, giovane
e con poco personale. Di conseguenza, ci saranno
determinate problematiche e determinati obiettivi.
Si cercano e arrivano i primi clienti, si comincia ad
incassare qualcosa, è la fase in cui si comincia a
gestire. Questa è la fase più dura e quella in cui
la maggior parte delle aziende muoiono o dove
rimangono per tanto, troppo tempo.
Dopodiché, si dovrebbe entrare nel livello Break
Even: il fondatore dell’azienda deve cominciare a delegare, smettere di stare sempre sopra
tutti a controllare i lavori, altrimenti l’azienda
non può crescere. Ogni ingranaggio deve
girare perfettamente anche senza la presenza
dell’imprenditore.
L’azienda è diventata bella e strutturata,
l’imprenditore sa quanto occorre per avere il
pareggio dei conti e puntare verso crescita e utili.
Se l’imprenditore non porta l’azienda a questo
livello, l’azienda rimane ferma. Adesso l’azienda
va gestita. Non basta aver aperto un’azienda ora
bisogna dimostrare di saperla usare. Ora bisogna
continuare a farla crescere e per farlo occorre
innovare. Ecco la fase 3 di crescita e sviluppo.
In che fase è la tua azienda? Molto probabilmente
al livello 1! E che tu ci creda o meno, anche se hai
un’azienda che fattura milioni di euro e che è in
piedi da decine di anni, può essere ancora al primo
livello di crescita.
Come fare capire a che livello sei?
Di seguito le domande che ogni imprenditore
dovrebbe farsi per conoscere il livello della propria
azienda:
- L’azienda fattura tanto, ma hai utili ridotti all’osso o
addirittura chiude in perdita?
- L’azienda è in cassa integrazione ?
- L’azienda ha un continuo turnover di personale?
- L’azienda non possiede dati di bilancio aggiornati
periodicamente (ogni mese o almeno ogni 3
mesi)?
- La cassa piange? E in banca i fidi sono tutti
utilizzati?
Se hai risposto sì ad almeno 3 domande, l’azienda
è ancora al livello 1, ma non ti preoccupare perché
ora ti spiego come risolvere il problema.
L’impresa è un’attività dinamica che può
essere paragonata ad una nave che dovrebbe
percorrere un certo tragitto ad una certa velocità.
L’imprenditore, soprattutto nelle piccole imprese è
colui che ha scelto dove andare, che carico portare,
ma è anche il Capitano, colui che deve tracciare
la rotta e portare la nave a destinazione e in un
porto sicuro. Ma se vuole davvero portare la nave
in porto, il nostro comandante non può prescindere
da una serie di indici che deve sempre tenere sotto
controllo: la liquidità, il fatturato e l’utile. Poi dovrà
osservare anche condizioni di mercato, budget,
riserve e personale.
Se un Capitano guidasse la sua auto esclusivamente
a sensazione, senza guardare gli indici e per giunta
bendato, penseremmo tutti che è un folle. Allo
stesso modo folle è l’imprenditore che cerchi di
gestire la sua azienda senza avere un “cruscotto”
aziendale che gli fornisca regolarmente:
- fatturato (mensile o addirittura settimanale): ci dice
come sta andando la produzione dell’impresa,
se si sta generando abbastanza giro d’affari per
coprire costi e fare utili.
- il valore degli utili mensili: ricavi del mese – costi
del mese.
- liquidità dell’impresa: la liquidità si ottiene
sottraendo al denaro che è entrato quel mese il
denaro che è uscito quello stesso mese.
Misurare la liquidità oltre agli utili è importante
perché un’azienda potrebbe avere buoni utili ma
avere una liquidità negativa.
Un Capitano così attento conosce esattamente
i costi fissi (cioè le spese che l’azienda sostiene
ogni mese a prescindere dal fatto che produca o
no: l’affitto, il costo del personale, ecc.) e sa anche
quanto deve incassare ogni mese per pareggiare i
conti. Ma questo Capitano sa anche esattamente quanto l’azienda guadagna su ogni prodotto o
servizio che vende e quindi quanto serve fatturare
ogni mese per fare utile.
Ogni indice e ogni dato dovrebbe poi essere
paragonato allo stesso mese dell’anno precedente.
Se il fatturato mensile fosse in calo rispetto all’anno
precedente, non sarebbe un problema, ma se lo
fosse per due mesi consecutivi ci sarebbe di sicuro
qualche problema da attenzionare.
L’utile misurato e confrontato ogni mese fa sì che
alla fine dell’anno si produca di sicuro un utile.
Una liquidità negativa (cash flow negativo) per più
mesi deve allertare l’ufficio amministrazione perché
l’azienda spende mensilmente più di quello che
incassa e quindi occorre ridurre le spese o aumentare
gli incassi.
Un tale Capitano ha il controllo della sua nave e sa
come condurla nel porto sicuro anche al di là della
tempesta.
Ma perché sono importanti questi tre indici e come
interagiscono tra loro? Lo possiamo facilmente
capire con alcuni esempi facili.
Esempio 1: Azienda che fa utili ma con liquidità
negativa.
L’azienda compre materie prime (pari a 50) con
pagamento immediato per risparmiare qualcosa, ma
vende i propri prodotti a 100 incassando a 90/120
giorni.
Fatturato pari a 100, utile pari a 50, liquidità -50 (in
banca avevamo 50 e ora abbiamo 0).
Perfetto, il lavoro è andato alla grande, l’azienda
chiude in utile! Ma in banca non ha denaro per
pagare le tasse sull’utile. L’azienda è in crisi,
l’imprenditore ha pensato a fare fatturato e utili, ma
non si è accorto che la sua liquidità fosse negativa e le sue uscite fossero maggiori delle entrate. In un
caso simile, più l’azienda aumenta il fatturato più si
trova in crisi di liquidità maggiore è l’indebitamento
e l’esposizione col sistema bancario a cui deve
chiedere di anticipare le fatture.
Esempio 2: L’azienda ha cash flow positiva ma
perde i soldi.
L’azienda compra un bene a 100 ottenendo una
dilazione di pagamento ottima (90 giorni). Vende
il bene facendoselo pagare subito, ma dovendo
applicare un forte sconto lo vende a 95. Fatturato
95, utile -5, liquidità 95 (i soldi in banca sono
cresciuti).
Ma l’azienda ha chiuso in perdita. Se l’imprenditore
non si accorge subito di questa anomalia rischia
di vendere sotto costo. Quindi l’incremento di
fatturato non fa che peggiorare le cose. L’aumento della liquidità copre il fatto che l’azienda sta
perdendo soldi. Se non risolta questa situazione,
questa azienda è destinata a fallire.
Ovvio, gli esempi sono molto semplici e banali. La
vita in azienda è molto più complessa ma è servito
a spiegare perché il controllo costante e continuo
dei numeri è così importante in un’azienda.
Ancora di più in fase di start up! Ma se l’imprenditore
gestisce male i soldi per sé e sbaglia in fase
di start-up a gestire la sua azienda i soldi non
bastano. E quindi o ha altre risorse economiche
alle spalle oppure comincia a prendere i soldi che
non dovrebbe prendere (iva, tasse, contributi).
L’alternativa è non pagare.
L’imprenditore penserà: «Posso non pagare gli
approvvigionamenti e i costi operativi. Posso non
pagare i fornitori, i dipendenti, i miei collaboratori, ecc. Però so che se non li pago non vengono più
a lavorare e farò saltare l’azienda. Allora comincio
ad attingere dal conto corrente dell’azienda in
maniera indiscriminata». Per la maggior parte degli
imprenditori in start-up è un problema perché
non sono abituati a fare impresa e sono abituati a
concepire il denaro come tutto quello che c’è nel
loro conto corrente.
Imprenditori che non conoscono i numeri della
propria azienda, che non sanno gestire il flusso
di cassa e che si indebitano con le banche per
risanare altri debiti finiscono in un circolo vizioso
che porta alla chiusura dell’azienda.
Devi creare un piano marketing che ti aiuti a
produrre cassa positiva da subito!
Questo è il lavoro da fare, oltre ad avere delle
risorse che ti permettano di far fronte a tutto ciò
che per te è necessario per fare impresa.
Dall’altro punto di vista, quello che serve
immediatamente è diventare da subito un
imprenditore che sa leggere un bilancio, che
conosce i numeri per sapere in che direzione sta
andando l’azienda.
Per questo motivo in Commerfidi abbiamo
strutturato un team di lavoro dedicato che aiuta
gli imprenditori a superare velocemente la fase
di start-up, aumentando il cash flow e le risorse
interne senza collassare.
Il nostro team consegna all’imprenditore le chiavi
per guidare con sicurezza la sua attività evitando
improvvisi sbandamenti di mercato o finanziari,
cogliendo in anticipo i segnali di crisi e riuscendo a
vincere la corsa.
Ricapitolando: ciò che spinge un’azienda verso il
fallimento è l’incapacità di leggere, interpretare e a
volte persino trovare i numeri aziendali