strategia salva imprese
 
 
 

a cura di Mascia Mancini

La strategia salva imprese che non si trova sul DL Cura Italia


In questi giorni nella testa di ogni imprenditore scorrono migliaia di domande e tra queste ce n’è una in particolare: qual è la strategia più efficace che mi consentirà di far ripartire la mia azienda dopo questo periodo di stallo economico?
Ora non voglio rispondere, ma soffermarmi sullo stato d’animo. Sono sicura che non è dei migliori: sei molto preoccupato e la tua ansia è alimentata costantemente da notizie che apprendi dai principali organi di stampa Italiani che non fanno altro che descrivere uno scenario catastrofico, eliminando ogni spiraglio di ottimismo. Per evitare di cadere nello sconforto, da persona che ama analizzare ogni situazione nei minimi dettagli, mi sono affidata al desiderio di conoscenza che mi guida.
Mi sono messa a studiare e a fare ricerche per comprendere quali saranno le reali conseguenze di questa pandemia, non solo sul sistema economico mondiale, ma anche su quello delle piccole e medie aziende italiane. Per un po’ di tempo ho messo da parte le testate giornalistiche italiane fortemente influenzate dalle varie correnti politiche e sono andata a esaminare cosa sta accadendo in Cina, paese da cui è partito il terribile Covid-19.
Ho scoperto qualcosa di molto interessante che ha alimentato la mia voglia di fare impresa e di non mollare mai dinanzi alle avversità. Secondo un articolo pubblicato sul China Daily dal titolo tradotto in italiano “Si cominciano a scrivere le liste delle cose da fare per riprendersi”, a pochi giorni dalla riapertura dei negozi in Cina si parla già di un’incredibile ripresa economica. Gli esperti che sono intervenuti sulla faccenda hanno parlato di revenge spending, che letteralmente significa “spendere per vendicarsi”. Infatti migliaia di cittadini cinesi, da qualche giorno, con le dovute precauzioni, affollano le strade per dedicarsi allo shopping. Fuori da ogni negozio ci sono code interminabili di clienti pronti ad acquistare. Stando sempre alle notizie che arrivano dalla stampa internazionale, anche altri settori come la ristorazione, l’abbigliamento, la tecnologia e il turismo sono stati presi d’assalto. La nazione più popolata al mondo, dopo aver toccato il fondo e aver avuto una relazione profonda e diretta con sofferenza e disgrazia, si sta rialzando rimettendo in moto l’economia del paese. Succederà anche in Italia?
Al di là dei provvedimenti emanati dallo Stato, nei quali non ripongo grande fiducia, so per certo che il tessuto imprenditoriale italiano è composto da persone fortemente motivate e coraggiose. Sono molto convinta di questo mio pensiero e spiego il perché. Durante i miei corsi ho avuto modo di conoscere e di formare centinaia di liberi professionisti e imprenditori che si sono rimboccati le maniche e hanno fatto nascere e rinascere la loro azienda anche quando si trovavano in uno stato d’animo e finanziario non ottimale: erano completamente demoralizzati e pieni di sensi di colpa, non dormivano la notte, erano indebitati, avevano paura per loro stessi, per la loro famiglia e per la sorte dei loro collaboratori che sarebbero potuti finire in mezzo a una strada. Nonostante tutto, hanno compiuto un vero e proprio miracolo economico. Come sono riusciti a riemergere dal fondo del tunnel in cui erano sprofondati? Lamentandosi e disperandosi? Maledicendo lo Stato? Scagliandosi contro i completi Tor che giocavano sporco? Dando la colpa al politico che gli aveva promesso delle agevolazioni? Lasciando che il commercialista di turno dicesse loro come evitare di pagare le tasse? Sperando in un decreto del governo che li avrebbe salvati dal fallimento? No, nulla di tutto questo. Nessun Decreto Cura Italia. Si sono rimboccati le maniche, hanno iniziato a studiare e hanno applicato delle analisi aziendali più attente.

Mi è capitato in questi giorni di terminare un libro. Si intitola “La mattina dopo”, un racconto intenso dove emerge forte la voglia di ripartire. «Non esiste una scala del dolore, della sofferenza e del vuoto, niente può essere giudicato o paragonato, esiste però per tutti la mattina dopo, che può essere quella in cui provi a difenderti e a proteggerti o quella in cui inizi a naufragare».

Si concentra sulle reazioni che ognuno di noi ha di fronte alla rottura di un equilibrio che pensava sarebbe durato per sempre. Tutti sappiamo cosa significa: la stabilità viene a mancare quando ci muore una persona cara, abbiamo un incidente, ci viene diagnosticata una malattia, si perde il lavoro o, anche più semplicemente, si va in pensione. Il giorno dopo è quello in cui ci si sveglia e ci si rende conto che le cose non saranno più come prima. Il libro è un viaggio tra persone che hanno reagito con coraggio. Da lettrice, non mi interessava cercare successi, ma raccontare chi si è rimesso in cammino seppur faticosamente. La lezione fondamentale che ho imparato è che prima ci si fa una ragione di ciò che è accaduto, prima ci si rende conto che non si può più tornare alla normalità perduta e prima si potrà tornare a immaginare il futuro. Non si può vivere con la testa rivolta all’indietro: bisogna fare pace e imparare a vivere un nuovo equilibrio.
Mentre leggevo il libro pensavo alle singole “mattine dopo” di ognuno di noi, ai fatti privati: mai avrei immaginato che avremmo vissuto una rottura di equilibrio globale, che miliardi di persone si trovassero ad affrontare una mattina dopo, tutte insieme. Dobbiamo comprendere quello che è successo e cercare le migliori energie dentro di noi. Non sprecare questa esperienza, le ferite, il dolore e gli insegnamenti. Questo tempo non può essere rimosso o cancellato, ma può darci maggiore consapevolezza e forza.