a cura del Dott. Cav. Gianluigi Marchionni
(esperto di sicurezza alimentare)
Prodotti sicuri:
l’importanza di persone qualificate e formate nel settore alimentare
Una cosa molto importante per
l’ottenimento di un prodotto di qualità e
igienicamente sicuro è considerare la fase
distributiva parte integrante della filiera
produttiva, che rappresenta l’anello d’unione
tra produttore e consumatore. Diventa quindi
necessario stabilire appositi protocolli che
regolano questa operazione, considerata
fondamentale al pari di tutti i trattamenti
tecnologici. Essa non ha quindi un ruolo
secondario, anzi, se non ben condotta potrebbe
vanificare tutti gli sforzi intrapresi nei passaggi
della filiera produttiva. È bene ricordare anche
che il Reg. CE 852/2004 comprende tra le
imprese del settore alimentare anche quelle che
svolgono attività di deposito, distribuzione,
vendita o fornitura di prodotti. Tra le ditte di
distribuzione sono da considerare sia i punti
vendita (negozi, GDO e vendita ambulante) sia
le diverse forme di ristorazione commerciale
e collettiva. Un denominatore comune che
queste differenti attività dovrebbero avere è
quello di prestare particolare attenzione alla
progettazione e alla realizzazione di strutture
idonee in termini di spazio fisico, illuminazione,
aerazione e attrezzature. Questo permette
di garantire la qualità del loro sistema e una
maggior sicurezza igienica dei prodotti. In termini
di pianificazione, non devono essere trascurate
quelle aree in cui si effettua lo scarico, il
ricevimento, la movimentazione e lo stoccaggio delle merci. Queste operazioni hanno infatti un
rilievo primario per assicurare un buon risultato
finale.
È importante che lo scarico e tutte le
successive movimentazioni siano effettuate
con ordine e con cura per evitare che si
verifichino diverse situazioni:
• schiacciamenti e rotture indesiderate;
• controlli in accettazione dell’integrità degli
imballi, delle date di scadenza, della temperatura
(nel caso degli articoli più deperibili);
• stoccaggio effettuato in maniera tale che la
merce venga disposta ordinatamente secondo
la una logica detta di First in First out (per cui ciò
che arriva per primo deve essere subito venduto
o utilizzato, come nel caso di materie prime);
• prodotti collocati in celle a temperatura
adeguata (qualora venga prevista dalla legge
una particolare temperatura).
Oltre alla progettazione di spazi idonei
che permettano lo svolgimento delle azioni
dovrebbero essere approntati dei protocolli
comportamentali per il personale di reparto,
i magazzinieri, gli addetti allo scarico e
movimentazione fino al responsabile del punto
vendita. Tutte queste figure devono essere
opportunamente formate relativamente al peso
del loro ruolo e istruite in materia di alimentazione,
evidenziando quali possono essere i pericoli per
i cibi e le conseguenze negative derivanti da un lungo comportamento errato. Va precisato
che nella realtà tali accorgimenti non vengono
attuati: lo scarico avviene senza ispezione alcuna
da parte delle persone preposte allo scopo,
eludendo le verifiche su come tale merce è stata
trasportata e sul mantenimento della catena del
freddo (relativamente a quei prodotti assoggettati
a una temperatura condizionata). Per quanto
riguarda il settore della vendita alimentare, che
in alcune realtà prevede anche la manipolazione
degli stessi (macellerie, gastronomie), la messa
in commercio deve essere conforme alle
specifiche di leggi o norme interne.
Questo significa che è necessario fare dei
controlli continui:
• sulle confezioni, verificandone l’integrità,
l’assenza di difetti apparenti e la presenza di
sigilli e marche a valenza fiscale e sanitaria;
• sull’etichettatura, vale a dire date di scadenza
(TMC termine minimo di conservazione),
denominazione di vendita, procedure di
conservazione, peso e prezzo;
• sulle modalità di esposizione ovvero visibilità,
accessibilità, temperatura adeguata, linee di
massimo carico per i frigoriferi;
• sull’igiene dei locali e delle attrezzature
di esposizione che, oltre a essere pulite
regolarmente, devono essere dotate di una
protezione che separi la materia prima dal
cliente (il quale rappresenta una notevole fonte
di contagio);
• sull’igiene personale e vestiario del dipendente
e, nel caso in cui è prevista la manipolazione degli
alimenti, ci deve essere una verifica del corretto
utilizzo degli spazi e delle attrezzature in funzione
dell’uso specifico previsto e l’applicazione delle
idonee modalità di lavorazione (la verifica del
periodo di sosta dei prodotti a temperatura non
controllata).
È fondamentale che chi è addetto alla
distribuzione non sia adibito al confezionamento
o addirittura svolga altri compiti come ad
esempio occuparsi della cassa (contaminazione
crociata), ma si attenga alle istruzioni riguardanti
il comportamento dell’organico. Per ridurre al
minimo le possibilità di trasmissione bisogna
seguire alcune norme comportamentali di
seguito elencate:
• indossare indumenti lindi e mantenere un alto
grado di pulizia personale;
• lavarsi accuratamente le mani con saponi ad
azione disinfettante prima di iniziare il lavoro e
dopo ogni assenza dalla propria postazione o
un qualsiasi momento in cui le mani possono
essersi sporcate (in particolare dopo essere stati
in bagno);
• togliersi anelli, bracciali e altri oggetti che non
possono essere resi adeguatamente igienici
quando si manipolano materie prime con le
mani;
• se vengono utilizzati guanti, mantenerli integri e
puliti. Devono essere di materiale impermeabile
(a meno che ciò non sia compatibile con il lavoro
richiesto) e possibilmente colorati interi o a pezzi
per distinguersi con gli alimenti;
• indossare retine per capelli, fasce sul capo,
copricapi o altri mezzi per tenere raccolti i capelli.
Similmente per la barba;
• non tenere abiti personali o fare in modo che
siano coperti da vestiario protettivo del tipo usa
e getta;
• non consumare cibi o bevande;
• non fare uso di tabacco nelle aree in cui gli
alimenti e gli ingredienti sono esposti;
• coprire tutti i tagli e le escoriazioni con
medicazioni impermeabili e ben visibili;
• non tossire, starnutire e parlare senza
protezione. In tal caso, valutare se per operazioni
a contatto ravvicinato con la merce non sia il caso di dotare i dipendenti di mascherine protettive;
• pulire le superfici a fine lavorazione;
• prendere qualsiasi altra precauzione per
prevenire il contagio da microrganismi e sostanze
estranee come sudore, capelli, cosmetici,
tabacco, prodotti chimici, medicinali, ecc.
Nel caso l’operatore presenti forme
quali epatite infettiva, diarrea, vomito, febbre,
gola infiammata, eruzione cutanea, ferite infette
e secrezioni purulente da orecchio, occhio e
naso deve informare il datore di lavoro il quale
provvederà alla sospensione momentanea
dell’operatore stesso. È importante che coloro
che maneggiano materie prime siano a
conoscenza del pericolo che può comportare
applicare pratiche non igieniche per cui è bene
che il personale incaricato di rilevare le carenze
igieniche o la contaminazione dell’articolo
abbia un bagaglio di istruzioni e/o esperienza
tale da consentirgli di impegnarsi con la giusta
competenza per la produzione di un alimento
sicuro.
Una forma di distribuzione dalle
dimensioni per nulla trascurabili riguarda il
commercio ambulante. I problemi igienici in
questo settore sono enormi poiché si tratta
di esercenti soggetti a spostamenti continui
con evidenti problematiche riguardanti la
conservazione della merce e la scelta di ambienti
ideali per lo svolgimento dell’attività stessa.
Le norme igienico-sanitari per effettuare
la distribuzione in maniera corretta sono
riportate nelle regolamento di esecuzione della
legge del 28 marzo 1991, n. 112. È fondamentale
che il mezzo di vendita (sia esso un chiosco,
banco o automezzo) sia posizionato vicino a
un allacciamento idrico, a uno scarico fognario
per la raccolta delle acque reflue e a una rete elettrica e sia organizzato in modo da garantire
la sicurezza del prodotto. Bisogna ricordare
che i materiali utilizzati per la costruzione di
banconi e pedane devono essere facilmente
lavabili e le aree circostanti possibilmente pulite
e lontane dal traffico. Particolare attenzione
va rivolta agli automezzi adibiti al trasporto
e al commercio di alimenti deperibili quali
carne e pesce. Devono avere l’autorizzazione
sanitaria, garantire la temperatura prevista
dalla legge per il mantenimento delle merci e
quindi essere provvisti di banchi refrigerati per
il posizionamento durante la vendita. È molto
facile che in questo tipo di occupazione l’addetto
riceva anche i soldi e si occupi di spostamenti
di imballi, mentre sarebbe utile che i compiti
siano svolti da persone diverse o quantomeno
si faccia uso di pinze e/o guanti nel prendere
il cibo. Un decisivo ruolo nella distribuzione
dei prodotti è svolto dalle forme di ristorazione
collettiva e commerciale che per motivi legati
all’urbanizzazione, industrializzazione e di
conseguenza alle mutate abitudini di vita,
rappresenta nella nostra società un fenomeno
in crescita. Questo tipo di processo comprende
molti stadi da gestire in modo corretto per
la salvaguardia della salute del cittadino.
Le mansioni svolte dal ristoratore riguardano
le fasi di ricevimento, stoccaggio, cottura,
manipolazione dei cibi cotti, riscaldamento e
servizio. I parametri da tenere sempre sotto
controllo sono le temperature, l’igiene e la
professionalità del personale che deve saper
maneggiare le materie prime con le dovute
precauzioni. Un’attività di distribuzione e quindi
di servizio del piatto al consumatore rappresenta
un momento molto delicato dal punto di vista
igienico che spesso viene trascurato. Il problema,
forse meno importante per i ristoranti dove la
pietanza viene elargita appena preparata dal cameriere, assume invece un rilievo notevole
quando si parla di mense, self-service e pasto
trasportato. La caratteristica comune a queste
forme di ristorazione è rappresentata dal fatto
che la preparazione avviene alcune ore prima
e in molti casi anche il giorno precedente alla
distribuzione. Per evitare la trasmissione e
il successivo sviluppo di microrganismi che
possono nuocere alla salute umana è di estrema
importanza, oltre a una corretta manipolazione
(professionalità degli operatori), che vengano
rispettate le temperature per il mantenimento
dei piatti già pronti. Il pasto caldo deve essere
mantenuto a 65°C dalla cottura o il riscaldamento
fino a quando arriva nel piatto, quello freddo a
5°C, per cui le mense e i self-service devono
essere dotati di carrelli riscaldanti o refrigerati. I
cibi pronti non possono sostare a temperatura
ambiente, cioè vanno evitate quelle condizioni
termiche che favoriscono la proliferazione
microbica. Quando è prevista la presenza di una
persona addetta al servizio questa deve essere
istruita affinché operi nel modo più idoneo,
mentre per quanto riguarda i piatti esposti (dove
ci si serve da soli) è bene che la disposizione
delle pietanze sui banchi sia effettuata in
modo tale da ridurre possibili contagi da
parte del consumatore. I piatti dovranno avere
un’adeguata protezione al fine di minimizzare le
possibilità di contaminazione salivare da parte
del cliente. Se si pensa ai locali che esercitano
questo tipo attività emerge che esistono carenze,
soprattutto di ordine strutturale, che a volte
possono essere proprio la causa di una scorretta
gestione per quanto concerne il lato igienico
sanitario e la scarsa preparazione del personale
in materia. Ancora una volta si evince come la
formazione sia la base per garantire prodotti
sicuri e di qualità.