a cura di Nicoletta Rossi
L’alternanza scuola - lavoro favorisce l’apprendimento attivo e non è una novità. In Europa è stata scelta come metodologia formativa efficace per combattere la disoccupazione giovanile. Formarsi in azienda prima del diploma di scuola superiore è ormai la normalità per milioni di studenti europei. In Italia, invece, per troppo tempo il valore educativo del lavoro e la capacità formativa delle imprese non hanno trovato spazio nella scuola. La conseguenza peggiore non è stata solo l’alto numero di NEET (Not in Education, Employment and Training), il forte mismatch tra domanda e offerta e la bassa occupazione giovanile ma la costruzione di un muro, spesso invalicabile, tra scuola e imprese.
“La Buona Scuola”, ora Legge 107/2015, è riuscita ad abbattere il mattone più resistente di questo muro. Con l’obbligatorietà dell’alternanza, nasce un’alleanza tra scuola e lavoro che andrà a cambiare profondamente la vita quotidiana di studenti e imprese. Un traguardo che mostra una svolta culturale per un paese frenato da troppi pregiudizi e zavorre ideologiche. L’alternanza diventa regola anche in Italia, finalmente. Ma per passare dalla teoria alla pratica, che di fatto significa portare a regime 1,5 milioni di studenti che si formano in un contesto reale di lavoro, è necessario un ampio impegno corale, tra istituzioni, imprese e le loro associazioni.
Sono già moltissime le imprese che, aiutate dalle associazioni industriali, si sono messe a disposizione delle scuole per co-progettare, co-valutare i percorsi di alternanza. Molte di esse vantano già partnership stabili e durature con la scuola, partnership che l’alternanza avrà il compito di rafforzare e sviluppare. Serve fare, tuttavia, qualcosa di più. Bisogna coinvolgere un maggior numero di imprese, anche quelle meno grandi; anche, e soprattutto, quelle che non hanno mai avuto relazioni con le scuole, se non saltuariamente, spesso per mancanza di informazione, spesso per mancanza di incentivi e del dovuto accompagnamento.
Per essere diritto di tutti, l’alternanza scuola - lavoro deve diventare sistema. Partire da pochi ma chiari elementi aiuterà ad avviare questo percorso, non facile, non breve ma che rappresenta una grande occasione di rilancio per l’Italia.
Un’occasione che dobbiamo necessariamente cogliere.
Ma quali sono i vantaggi per le aziende? Hanno obblighi nei confronti degli studenti?
Vediamo di rispondere a qualche domanda per aiutare le imprese a capire cos’è, in concreto, l’Alternanza Suola - Lavoro.
La legge 107/2015 prevede 400 ore complessive di Alternanza obbligatoria nel triennio (classi terze, quarte e quinte) degli istituti tecnici e professionali e 200 ore nel triennio dei licei. La permanenza dello studente in azienda viene concordata e quantificata da scuola e impresa durante la progettazione del percorso formativo sulla base delle reciproche esigenze. Le soglie indicate non si riferiscono strettamente al monte ore da trascorrere tutto all’interno delle aree produttive delle imprese ma riguardano l’insieme delle attività in cui si articolano i percorsi di ASL, comprese le attività di impresa formativa simulata, formazione sulla sicurezza, moduli di approfondimento del tessuto industriale locale e delle attività delle aziende del territorio e così via.
È arrivata l’ora di darsi da fare.